Prematuri, Italia tra i migliori al mondo

Il nostro Paese ha il più basso tasso di mortalità al mondo dei neonati molto prematuri. Il tasso di sopravvivenza dei neonati prematuri è in continuo miglioramento. Sono solo alcuni dei dati emersi durante la Giornata mondiale della Prematurità del 17 novembre scorso

ROMA – Ogni anno nascono nel mondo circa 15 milioni di neonati prematuri, cioè prima della 37ª settimana di gestazione, in Italia sono oltre 30mila, il 6,9% delle nascite.

Ma l’Italia è tra i Paesi con il più basso tasso di mortalità al mondo di neonati molto prematuri, cioè di peso inferiore a 1500 grammi (11,9% media italiana dal Network InnSin, rispetto alla media internazionale del 14,6% del Vermont Oxford Network).

Il nostro Paese dunque è tra quelli dove si “nasce meglio”. Sono questi alcuni dei dati emersi durante la Giornata mondiale della Prematurità festeggiata il 17 novembre scorso anche alla Terapia Intensiva Neonatale del Policlinico Umberto I di Roma dove si sono incontrati per discutere sul tema, ancora poco conosciuto, il professor Gian Luca Terrin, direttore della UOC di Neonatologia, Patologia e Terapia Intensiva Neonatale, il presidente della Società italiana di Neonatologia (Sin), professor Luigi Orfeo, il direttore generale del Policlinico Umberto I, dottor Fabrizio d’Alba e le Associazioni di volontariato Aurora Onlus, Cuore di Maglia e Salvamamme, da sempre al fianco del Policlinico Umberto I, delle famiglie e dei piccolissimi pazienti.

Aurora Onlus alla Giornata mondiale della prematurità

Il tema della campagna di quest’anno è zero separation, “Agiamo adesso. Non separare i neonati prematuri dai loro genitori”, promossa dalla European Foundation for the Care of NewbornInfants (Efcni), per continuare a difendere il ruolo prioritario di mamma e papà, ancor di più in periodo Covid.

La nascita prematura comporta infatti preoccupazioni ed ansie nei genitori, che si trovano davanti ad un evento di cui, spesso, conoscono poco. “È un evento che può intervenire nella vita di ogni famiglia all’improvviso – ha spiegato il professor Gian Luca Terrin, direttore della UOC di Neonatologia, Patologia e Terapia Intensiva Neonatale – e può sconvolgere completamente quello che erano i piani dei genitori. I bambini prematuri sono esposti a grandi rischi, legati prima di tutto ad una ridotta sopravvivenza ma, anche per coloro che sopravvivono, al possibile insorgere di svariate difficoltà negli anni successivi. “È per questo motivo – continua il professore – che è necessario che i genitori possano rimanere vicino al proprio bambino durante tutto il periodo di ricovero”.

Dello stesso avviso il presidente della Società italiana di Neonatologia (Sin), Luigi Orfeo che nel libro bianco neonatale ha fissato alcuni obiettivi ormai irrinunciabili: “Dal contatto pelle-a-pelle, al rooming-in, all’apertura delle Terapie Intensive Neonatali (Tin) h24 dove i bambini nati pretermine vengono trasferiti e dove possono restare anche per mesi. “I neonati prematuri – ha dichiarato Orfeo – hanno bisogno di stare con mamma e papà per gli innumerevoli benefici che comporta questa vicinanza, di gran lunga superiori ai problemi che possono scaturire dal Coronavirus. I genitori non sono semplici visitatori, ma sono parte integrante delle cure e dobbiamo quindi fare tutto il possibile per promuovere il contatto con i loro piccoli, nonostante le limitazioni dovute dalla pandemia”.

In quest’ottica si inserisce uno studio appena pubblicato su Jama Network Open e condotto dall’Unità Operativa Complessa di Neonatologia, Patologia e Terapia Intensiva Neonatale del Policlinico Umberto I di Roma e dall’Unità di ricerca Diagnostica Immunologica dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, che dimostra come il latte materno sia un vaccino contro il Covid.

Il latte materno rappresenta infatti l’alimento ideale per i neonati prematuri e assicura una protezione ineguagliabile contro le infezioni, tra cui quella da Sars-CoV-2, per la naturale trasmissione degli anticorpi dalla madre al neonato durante l’allattamento,

Lo studio ha coinvolto 28 donne che hanno partorito al Policlinico Umberto I tra novembre 2020 e maggio 2021. Tutte le madri, al momento del parto erano positive al Sars-cov-2, sebbene molte di loro fossero asintomatiche. Nessuna invece era stata vaccinata.
Grazie al latte delle madri contagiate dal virus, i neonati sono in grado di sviluppare proprie difese immunitarie contro il Covid-19. Per i ricercatori è la prova che il latte materno gioca un ruolo fondamentale non solo offrendo protezione passiva, cioè trasferendo al bambino gli anticorpi prodotti dalla madre, ma anche aiutandolo a produrre autonomamente le proprie difese immunitarie.

La ricerca, fondamentale in questi ambiti, è una delle finalità dell’associazione Aurora Onlus, da quindici anni al fianco della Terapia Intensiva Neonatale. Presente alla Giornata il presidente della Onlus Oliver Besekau che ha vissuto in prima persona, insieme al suo piccolo Mattia nato prematuro, quattro mesi di vita all’interno della Terapia Intensiva Neonatale. Il ricavato delle donazioni ricevute da Aurora è devoluto all’acquisto di apparecchiature diagnostiche ed assistenziali, necessarie per l’assistenza intensiva dei piccoli degenti ed inoltre l’Associazione finanzia lo Studio, la Ricerca e l’Assistenza delle malattie del Neonato a rischio.

L’Associazione di volontariato Cuore di Maglia dal 2008 si prende cura dei più piccoli creando per loro tutine, cappellini, calzine e i famosi Doudou, un oggetto rappresentativo, che accompagna i piccolini nella loro culla termica dopo essere stato a contatto del seno della mamma.
Cuore di Maglia, presente in più di 90 reparti di Terapia Intensiva Neonatale in tutta Italia, lavora per sostenere e favorire la CARE, protocollo di cura che mira a facilitare le relazioni genitoriali in un ambiente tanto particolare.
Infine, mai come in quest’ultimo periodo, le famiglie hanno potuto contare sul sostegno dell’associazione Salvamamme che è venuta incontro alla loro solitudine e alla mancanza di lavoro.

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