Allarme neonati prematuri: nel Lazio mancano 20 letti di terapia intensiva

Molti piccoli pretermine non possono essere assistiti negli ospedali dove nascono: Trasferimento aumenta rischio di decessi

ROMA – «Nel Lazio mancano 20 letti di terapia intensiva neonatale: se avessimo la stessa mortalità neonatale della Lombardia, ogni anno sopravvivrebbero 40-45 bimbi che oggi invece muoiono». Lo denuncia il professor Mario De Curtis, primario del reparto di Terapia intensiva neonatale del Policlinico Umberto I, centro all’avanguardia nell’assistenza dei bimbi pretermine, cioè nati prima delle 37 settimane di gestazione. Il caso è scoppiato venerdì durante l’annuale festa dei bimbi venuti al mondo nel Policlinico, affiancati da genitori e nonni.

MORTALITA’ OLTRE MEDIA NAZIONALE

Una delle cause della mortalità (nel Lazio più alta della media nazionale) «è legata alla mancanza di posti di terapia intensiva neonatale e alla mancata applicazione delle direttive regionali sull’organizzazione dell’assistenza neonatale -­ precisa De Curtis -. Il Piano è stato approvato dalla Regione nell’estate del 2010, ma non ancora attivato da alcune Aziende Ospedaliere del Lazio».

PRECARI IN OSTETRICIA

Altro problema sollevato i tanti precari, soprattutto infermieri, che lavorano a ostetricia e ginecologia dell’Umberto I. Alla governatrice del Lazio Renata Polverini il primario della terapia intensiva neonatale ha ricordato i problemi dell’assistenza ai bambini nati sottopeso. A rischio lo spostamento dei bimbi prematuri.
Molti neonati prematuri, anche piccolissimi, «non possono essere assistiti nell’ospedale dove nascono ­– sottolinea il professor De Curtis – per la mancanza di posti di terapia intensiva e debbono essere trasferiti subito dopo la nascita in un altro ospedale».

TRASFERITI E CONDANNATI

Trasferire piccoli in quelle condizioni significa in molti casi condannarli: come è stato documentato dall’Agenzia di Sanità Pubblica del Lazio, «la mortalità dei neonati di peso molto basso che vengono trasferiti dopo la nascita – ha sottolineato il primario – è circa il doppio di quella osservata nei neonati, con caratteristiche simili, che possono essere curati direttamente nell’ospedale dove sono nati».

LA REPLICA DELLA POLVERINI

Rispondendo al professor De Curtis, Renata Polverini, che per il secondo anno ha partecipato alla festa, sostiene: «Abbiamo ereditato la sanità con un deficit storico di 10 miliardi e in un anno e mezzo il debito annuale è stato dimezzato: nel 2011 è di solo 800 milioni. Ma questo non ci ha frenato e non ci frena nel sostenere il lavoro del professor De Curtis e della sua equipe».

RISTRUTTURAZIONE AL VIA

A febbraio, dice la governatrice, inizierà la ristrutturazione del Policlinico. L’unificazione delle terapie intensive «c’è stata – aggiunge Polverini -. Bisogna solo accelerare i tempi di realizzazione del Piano perinatale e va accelerata la ristrutturazione del Policlinico Umberto I: vi prometto che da febbraio vedrete la prima impalcatura». E sui precari precisa: «Uno dei due sub commissari si occuperà tra l’altro della razionalizzazione del personale e dei precari: continuate a stimolarci per il bene di questi bambini».

LA FESTA DEI BAMBINI

Nell’aula magna della Clinica Ostetrica del Policlinico Umberto I la festa è stata rumorosa quanto emozionante con decine di famiglie e tanti piccoli pazienti assistiti negli ultimi anni nella terapia intensiva neonatale dell’Umberto I: c’erano Elisa, Filippo, Aurora, Jacopo, Nicolas Sara, Sonia, Mamud Arar e tanti altri marmocchi, compresi alcuni orientali o nordafricani, in un mix multietnico di grande vitalità ed energia. Ad accomunarli i seri problemi che per fortuna fanno parte del passato: «Durante il 2011 nell’Umberto I sono nati 1960 bimbi e di questi circa il 20 per cento sono prematuri – ricorda De Curtis -. Tra loro 70 neonati pesavano alla nascita meno di un chilo e mezzo e addirittura 30 erano al di sotto di un chilo». Alla manifestazione hanno partecipato anche il rettore della Sapienza, Luigi Frati, il direttore generale del Policlinico, Antonio Capparelli, il presidente della Onlus Aurora, Oliver Besekau, e l’imprenditrice Luisa Todini che da anni sostiene il reparto del professor De Curtis.

Fonte: Francesco di Frischia – Corriere.it

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