La storia di Martino

Ciao, io mi chiamo Martino e sono nato il 7 novembre 2012 presso il Policlinico Umberto I° di Roma e questa storia la scrive per me, la mia mami. Nei nove mesi passati nella panciona sono stato benissimo, crescevo e diventavo sempre più bello e quando sono nato tutto sembrava essere andato bene. Ho pianto subito e il mio punteggio alla nascita era alto!! Purtroppo con il passare delle ore il mio respiro si faceva sempre più affaticato e così a poche ore dalla mia nascita mi hanno intubato per farmi respirare; diagnosi: ipertensione polmonare per ingestione di meconio. La mia nascita voluta e attesa con trepidazione da mami e papo si è trasformata nel peggiore degli incubi. Mille preparativi, la mia valigetta piena di completini, la carrozzina pronta da caricare in macchina, amici e parenti pronti a venirmi a vedere, la macchinetta fotografica sottoposta a tagliando in modo da potermi fare milioni di foto in un minuto! Niente dì tutto questo.  La mia mamma mi ha visto  la seconda volta (la prima di sfuggita in sala operatoria)  mentre ero sedato, con un tubicino in bocca, un tubicino nel naso, le mie manine legate per evitare che mi strappassi  il tubo che mi permetteva di vivere (pesavo alla nascita Kg  3.550 e ne avevo la forza), flebo su un braccino, un cateterino nell’ombelico, elettrodi per monitorare il mio battito….che dire, la mia mamma è subito scoppiata in un pianto inconsolabile e papo cercava di darle forza. Iniziava così la mia vita, nel reparto di terapia intensiva neonatale. Mami  mi dice sempre che sono stato io a dare la forza a loro perché quando mi toccava la manina io gli  stringevo il dito e contemporaneamente mi  aumentavano anche i parametri vitali, come a dire: “ mammina non ti preoccupare io guarisco e poi andiamo a casa!”. Sono stati dei brutti giorni per i miei genitori, qualcosa di indescrivibile, di inenarrabile, di orrendo e di impensabile, qualcosa che porteranno sempre dentro di loro e che farà volgere verso di me e verso il mondo uno sguardo diverso. Grazie a persone quale i medici, che ogni giorno affrontano con il cuore e con la loro sapienza le gravi situazioni che insorgono alla nascita e agli infermieri che mentre lavorano toccano di giorno in giorno la disperazione dei genitori e che ascoltano i mille discorsi che i genitori fanno ai piccoli mentre sono nelle incubatrici, sono migliorato pian piano e dopo una settimana  mi hanno tolto quel fastidioso tubicino dalla bocca e il 26 novembre  mi hanno promosso in terapia sub intensiva, finché il 22 dicembre ad un passo dal Natale, i dottori hanno deciso che era ora di andare a casa per essere soffocato questa volta di baci,  per allestire l’albero e per sfoggiare i miei vestitini! I 45 giorni sono stati per i mamma e papà un susseguirsi di paure per ogni indagine a cui ero sottoposto, di crolli emotivi, di rabbia perché i bambini non devono soffrire, di tristezza nel vedere che tutto il mondo andava avanti e per noi il tempo si era fermato, di sconcerto per l’accaduto. Per fortuna la mia storia si è risolta con successo ed ora sono “venerato” da mami e papo che mi amano alla follia! Mami nonostante mi abbia preso in braccio la prima volta dopo 11 giorni dalla nascita, e mi abbia attaccato al seno dopo 15, ancora oggi mi fornisce latte anche se ho bisogno di un’aggiuntina! Le mie poppate le devo in particolar modo al prof. Lucchini ed alla dottoressa Repole che hanno insistito con la mia mamma quando era fisicamente ed emotivamente distrutta. Purtroppo non esistono parole per ringraziare tutti medici, che dedicano la loro vita allo studio e lavorano nonostante le difficoltà; vorrei  esaudire tutti  i loro desideri come loro hanno esaudito quello di mami e papo.

Un grande abbraccio a tutti i medici, infermieri e personale ausiliario da Martino, mami Stefania e papo Marco.

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